Derelitti di Ieri e Solidarietà di Oggi
Dal 1854 ad oggi: quanto possiamo tenere conto dell’esperienza e delle motivazioni di Don Apollonio?
La Fondazione Provinciale Bresciana per l’Assistenza Minorile nasce e si sviluppa su quelle stesse idee e valori che hanno portato il Pio Istituto Derelitti di Don Luigi Apollonio ad essere considerato il maggiore centro di assistenza e rieducazione di Brescia per quanto riguarda la particolare categoria della gioventù allora definita derelitta. Essa includeva tutti quei giovinetti in età preadolescenziale che, abbandonati o trascurati dai genitori, si rendevano protagonisti dell’insana pratica dell’accattonaggio o di piccoli furti di sussistenza.
Don Apollonio (eravamo a metà dell’800) si rese conto che questa era una fascia sociale difficile da gestire, in quanto tali giovani non rientravano nei criteri di inserimento negli orfanotrofi, la mancanza di condanne non permetteva una rieducazione negli istituti detentivi e la scarsa abitudine alla disciplina e all’obbedienza rendeva inopportuno l’accesso ai collegi e agli istituti scolastici. Per questo motivo Don Apollonio decise di raccogliere ed educare questi giovani, cominciando da un semplice raduno oratoriale per arrivare, nel 1856, con l’appoggio di alcune figure chiave della società bresciana dell’epoca e grazie ad una spiccata generosità di privati e di molte comunità religiose, ad avere uno stabile dove ricoverare i giovani, in modo da poterli rieducare ed avviare nel mondo del lavoro, senza che essi dovessero allontanarsi da chi era incaricato della loro sorveglianza.
La scelta di dare un aiuto consistente a questa particolare categoria di ragazzi fu data dal fatto che “il vantaggio che si reca ai derelitti a sua volta reca vantaggio alle famiglie dello Stato e la conseguente possibilità di migliorare la nazione”, dimostrando così un forte senso di responsabilità verso questi giovani.
Nel 1861 fu fondato il “Pio Istituto dei Derelitti”, che venne riconosciuto come Corpo Morale e elevato a Ente Governativo, con la relativa stesura di un decreto con lo scopo di regolare maggiormente la sua organizzazione e di far partecipare in modo attivo la Commissione Municipale.
L’Istituto assunse definitivamente ed esclusivamente un impronta statale, nonostante la rimanenza del fine supremo, ovvero quello di raccogliere i giovani abbandonati e dediti all’ozio e al vagabondaggio, istruirli, educarli moralmente e materialmente per farne esperti ed onesti operai, trattandoli sempre da piccoli uomini, dai quali si esigeva un comportamento simile a quello adulto, il tutto in un contesto che richiamava sempre la dottrina cristiana i valori da essa promossi.
Tale progetto educativo venne sorretto ed aiutato anche dal Regime Fascista, quando fu in vigore, che promuoveva anch’esso valori come l’onestà, l’amor patrio, l’impegno civile, l’operosità e la vigoria fisica e morale e vennero inoltre introdotte ulteriori discipline, come quelle militari e musicali.
In qualità di Ente di diritto Pubblico, nel 1940, l’Istituto assunse la connotazione di una Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (IPAB), e si rese necessaria la stesura di un nuovo Decreto Reale, con la riscrittura di un nuovo Statuto, nel quale furono adottati criteri di più moderna e larga assistenza secondo le direttive del Regime, introducendo norme applicabili a quelle categorie precedentemente soggette a discriminazioni come i portatori di handicap e di malattie psico-fisiche e di attuare di conseguenza forme indirette di assistenza a loro favore.
Tale Statuto rimase in vigore fino al 2003, anno in cui, eliminato prioritariamente il disdicevole principio di tipo razzista (in realtà mai applicato dopo la caduta del fascismo) secondo il quale l’assistenza andava riservata solo a ragazzi di razza “ariana”, lo stesso non venne mutato radicalmente, ma soltanto attualizzato in base alle nuove esigenze socio politiche e alle recenti normative sulla trasformazione delle IPAB, ampliando notevolmente il raggio d’utenza beneficiata e, quindi, gli specifici interventi.
Tale Statuto rappresenta l’assetto definitivo dell’Ente a partire dal 2003, data in cui la Fondazione si è trasformata da IPAB a Fondazione onlus di diritto privato, la quale, nonostante tutte le trasformazioni subite, rimane ancora oggi intimamente legata alla fedeltà e ai valori del fondatore Don Luigi Apollonio e al suo intento di sostenere e promuovere lo sviluppo di una solidarietà sociale nel campo dell’assistenza sociale e socio sanitaria a favore delle fasce più deboli della comunità e perfettamente inserito nel contesto di una società moderna, dove il segmento debole della gioventù, non è più solo rappresentato da adolescenti con problemi caratteriali, di devianza, fragilità e disabilità, ma anche da minori che vivono un vero stato di disagio sociale dato da una nefasta e persistente crisi economica.
Interessante sottolineare che la Fondazione attua le proprie finalità non solo con l’assegnazione di contributi, ma anche attraverso l’abbattimento degli ostacoli sociali che si frappongono tra le difficoltà dei minori, le loro famiglie e le istituzioni scolastiche e socio educative; sostenendo la creazione e la successiva gestione di strutture e servizi socio-educativi, ma soprattutto promuovendo, mediante convegni, conferenze, corsi di formazione e pubblicazioni la crescita e la cultura della solidarietà verso i più deboli.
Tali attività di sensibilizzazione sociale sono sostenute economicamente in modo autonomo dalla Fondazione, la cui indipendenza economica è frutto di una gestione attenta e corretta da parte delle Amministrazioni che si sono susseguite, negli anni, al governo dell’Ente e di lasciti di generosi donatori che hanno voluto contribuire a questo progetto nel corsi dei decenni.
La buona organizzazione delle risorse permette alla Fondazione di unire l’impegno e la dedizione verso le problematiche minorili a quello di altre Associazioni e di partecipare in modo attivo ad una sensibilizzazione della cittadinanza rispetto alla fragilità di questa fascia sociale.